Mercoledì 21 e Giovedì 22 Ottobre alle ore 18.00 andrà in scena al Museo Archeologico Nazionale di Napoli “Poetic Dream”, l’ultima singolare fatica di Lucio Salzano. Regista e ideatore dello spettacolo, Salzano ci ha abituati a performance insolite come “Poetic Juke-box”, successo di critica e di pubblico, in cui lo spettatore sceglieva in una sorta di Juke-box multimediale le poesie che venivano poi interpretate dalla voce di Antonella Monetti, dalle musiche di Antonio Onorato e dalle immagini di Enrico Grieco, proiettate sul corpo della stessa attrice.
Prodotta da Fata Morgana, quest’ultima opera, di cui sono interpreti la stessa Antonella Monetti, Antonio Onorato, impegnato nel doppio ruolo di attore ed autore delle musiche, e Azzurra De Sanctis, è animata dalle immagini di Paco Desiato, dalle musiche originali dello stesso Onorato e dalla burattinaia Selvaggia Filippini.
Per meglio comprendere questa nuova opera, in cui “si fondono realtà e mito, verità e finzione, antico e moderno”, abbiamo incontrato Lucio Salzano.
Che cos’è “Poetic Dream”?
“Una trasposizione onirica di “Poetic Juke-box”: come se io avessi sognato il mio precedente spettacolo in una luogo così particolare come il Museo Archeologico Nazionale. Anche in questo caso c‘è interattività con gli spettatori, che entrando nello spazio scenico ne diventano parte integrante, diventano spettatori-attori. C’è ovviamente una gran parte del lavoro ispirata dalla location stessa in cui esso si svolge, l’antichità, la storia, la cultura, fanno sì che si intersechino l’antico e il moderno. Parte integrante dello spettacolo sarà costituita proprio da “Poetic Juke-box”, che diverrà però parte integrante di un contenitore più grande che sarà il museo, in cui le immagini interne e quelle esterne di Paco Desiato, verranno proiettate sull’intero set teatrale dello spettacolo.”
Parco Robinson, la Masseria Cortile Grande del Parco delle Colline Metropolitane, il Museo Archeologico Nazionale, lei sceglie sempre delle location particolari per i suoi spettacoli, come mai?
“Il mio teatro parte dal concetto che il ‘luogo’ è palcoscenico dell’azione a trecentosessanta gradi, costituisce di per sé la scenografia stessa dello spettacolo. Io scelgo il luogo da cui poi nasce lo spettacolo, è un procedimento un po’ inusuale, ma bisogna tener conto che il mio teatro, sicuramente di contaminazione, ha in qualche modo un taglio più cinematografico. E’ come se gli spazi scelti per gli eventi teatrali divenissero set in cui si svolge l’azione, una visione quindi diversa rispetto alla visione frontale del palcoscenico.”
Com’è approdato a questa forma inusitata di rappresentazione?!
“Potrei rispondere che non lo so!... Che forse riuscirò a capirlo tra qualche anno!... Ma, battuta a parte, effettivamente è difficile comprendere perché una forma artistica si rivela in un modo piuttosto che in un altro. E’ sicuramente la maniera più appropriata per me di raccontare dei sogni, perché in fondo i miei spettacoli in qualche modo raccontano dei sogni, i miei sogni di regista, in cui ovviamente c’è sempre anche il pubblico… perché come si fa a sognare il teatro senza il pubblico?!”
La componente onirica è onnipresente nelle sue produzioni, ma cosa c’è di differente in “Poetic Dream” rispetto alle sue precedenti esperienze?
“Credo niente di particolare!... A volte penso addirittura di aver fatto negli ultimi anni un unico spettacolo, il che non mi dispiace assolutamente!”
In un momento in cui si parla tanto di crisi del teatro, crede che il suo modo così singolare di fare spettacolo possa aiutare il teatro?
“Forse sì, la mia po’ essere una maniera di sdoganare il teatro per un pubblico diverso, ai miei spettacoli ho sempre visto una grande affluenza di giovani. In questo senso aprirei una nuova via, anche perché il cosiddetto teatro di intrattenimento, che è quello che si fa dappertutto, è nettamente superato dai media, da internet, come pure i tempi di attenzione sono cambiati, le nuove generazioni sono nate e cresciute con altri ritmi. Ecco, forse il mio teatro tiene conto anche di queste nuove esigenze.”
Perché il pubblico dovrebbe venire a vedere “Poetic Dream”?
“Forse per partecipare ad un sogno, per essere protagonista di uno spettacolo in cui i contenuti onirici possono portare in un’altra dimensione, che è poi la dimensione più importante che ognuno di noi possiede!”
Teatro